Pandemia……acqua passata..
Il titolo dell’articolo è una provocazione….ma forse non tanto. Non voglio parlare della pandemia in quanto tale…ma “dell’acqua passata”.
L’acqua passata è la Paura. Questa è un emozione primaria e fondamentale per ogni specie vivente, grazie ad essa noi ed altre specie animali dobbiamo la propria sopravvivenza. La paura è contagiosa, si diffonde rapidamente nei gruppi. Basta uno scoppio, un rumore, persone che fuggono che anche noi istintivamente ci troviamo a correre nella stessa direzione. La parte razionale, quella che valuta, è troppo lenta per la nostra sopravvivenza. La paura, da individuale, può diventare un fenomeno collettivo che come un virus può “infettare” intere società. Ogni specie animale, noi compresi, di fronte ad un pericolo attuiamo reazioni istintive che servono alla nostra sopravvivenza: la fuga, l’immobilità o la risposta aggressiva. Questo perché? Qui parte il mio amore per le neuroscienze. Al centro di questo processo c’è l’amigdala ( tenetela a mente la troveremo in tantissime altre occasioni), una struttura primordiale, che appartiene al sistema limbico , che elabora i segnali prima che la nostra parte superiore, del cervello, capisca cosa stia accadendo. La paura è adattiva per la specie, ha la funzione di attivare, in genere, un’azione motoria o comunque un comportamento atto alla nostra salvezza. Quando vediamo qualcuno provare paura si attiva in noi una struttura cerebrale chiamata corteccia cingolata anteriore ( anche questa la incontreremo spesso) che collega i due emisferi del cervello….che stimola l’ amigdala ..e il gioco è fatto. La paura diventa un meccanismo di imitazione che si riscontra in tutti gli animali sociali. Voglio precisare che tutte le emozioni sono contagiose, anche quelle piacevoli, basti pensare a quante volte abbiamo riso di fronte a qualcuno che rideva in modo incontenibile.
La paura però, per la sua valenza, lo è in modo particolare tanto da provocare fenomeni di panico collettivo.
Arriviamo a cosa è successo durante questa epidemia. Cosa succede quando parliamo di questa pandemia, qual è stato il nostro comportamento?
Non tutti ci comportiamo allo stesso modo, per svariati motivi. Tanti non hanno vissuto la paura forse perché non sono stati colpiti o non hanno visto malati molto vicino a loro, poi ci sono state persone molto sensibili, che hanno cercato in tutti i modi di trasmettere agli altri informazioni sui rischi, per poter sensibilizzare l’uso di precauzioni, infine c’è chi la paura l’ha vissuta da solo, non uscendo di casa, proteggendosi con guanti, mascherina e usando distanze di sicurezza.
La paura, il suo contagio, in questi casi ha portato maggior consapevolezza, come lavarsi le mani più spesso, stare a casa e usando attenzione nelle relazioni interpersonali. Tutto questo ha abbassato il rischio di contagio.
Un altro effetto della paura è cercare la fonte, la risposta alle nostre paure, quando non la troviamo nasce il capro espiatorio, che può essere il complotto, lo straniero. La paura comunque può anche essere un opportunità, infatti le paure individuali possono costituire un momento di crescita ( ma anche crisi interiori) e le paure collettive possono portare fattori di progresso ( ma anche di regresso). Le paure, quelle collettive in genere spariscono da sole, avviene una rimozione collettiva, però alcune volte ritornano. Pensiamo ad esempio al terrorismo, alla guerra atomica, hanno avuto, come paura, un indice molto alto, poi sembrano svanite, ma pronte a ritornare ad ogni piccolo segnale. Questa pandemia un giorno sarà acqua passata, la paura andrà via ma molto probabilmente basterà un piccolo segnale e il nostro istinto di sopravvivenza si farà vivo. La paura va vissuta ma dobbiamo far in modo che non ci travolga.
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