Archivio per Categoria RIFLESSIONI

DiGennaro Pirillo

Open Day 2021 al Centro fenice

OPEN DAY 2021

Abbiamo presentato le attività del Centro Fenice,

Artiterapie, mindfulness, yoga, realtà virtuale per le fobie, potenziamento cognitivo, sostegno alla genitorialità, comunicazione efficace.

Sono intervenuti:

Dott.ssa Cristina Pirillo

Dott.ssa Giusy Gualtieri

Dott. Gennaro Pirillo

 

DiGennaro Pirillo

Essere emotivamente instabili

L’instabilità emotiva avviene quando subiamo oggi qualcosa che è successo ieri. Se non riusciamo ad immaginare cosa, molto probabilmente si tratta di esperienze precoci. L’instabilità è una serie di stati emotivi che si acquisiscono come risposta ad esperienze d’infanzia complicate e spesso traumatiche. Se un bambino deve gestire grossi carichi emotivi  senza alcuna validazione su ciò che sta accadendo quasi sicuramente ciò può lasciare un segno.

L’instabilità emotiva è la tendenza a sperimentare emozioni negative, come rabbia, ansia o depressione ed essere vulnerabile allo stress. La persona non ha un buon rapporto con le emozioni, non ha imparato a riconoscere e validare le proprie emozioni, la persona sviluppa una emotività immatura che le consente solo di riconoscere alcune emozioni primarie ( rabbia, paura, gioia, tristezza…) perdendo le loro sfumature. In genere le persone emotivamente instabili si descrivono “molto sensibili, molto empatiche” perché amplificano qualsiasi emozioni sia provenienti dall’interno che dall’esterno. In questo caso le emozioni non guidano la persona ma la travolgono. 

Le persone instabilmente emotive tendono ad avere un eccessivo senso di giustizia anche se in realtà hanno una scarsa intolleranza all’ingiustizia perché le vivono come un affronto personale. 

Inoltre odiano essere subordinati a qualcuno. Non amano le costrizioni che possono attivare la rabbia come nel caso delle ingiustizie. Spesso possiamo notare in queste persone l’attuazione  di veri di meccanismi di difesa proiettando sugli altri sentimenti e caratteristiche proprie, che potrebbe confondersi con l’invidia ma che in realtà spesso è solo  l’inconsapevolezza dei propri vissuti interiori. Altri meccanismi di difesa che possono caratterizzare queste persone sono la somatizzazione, svalutazione, idealizzazione, moralizzazione, sessualizzazione, spostamento e sublimazione. Quest’ultimo ad esempio lo notiamo quando persone incalano tutte le loro energie in attività socialmente accettate. L’instabilità emotiva è caratterizzata anche da distorsioni cognitive, cioè errori di interpretazione che hanno lo scopo di proteggerci ma che non fanno crescere la persona. Altra caratteristica riscontrata è la reattività o la passività, ricordiamo che le persone stabilmente emotive sono proattive, cioè tendono a prevenire le situazioni. Altra caratteristica significativa è la rigidità e la paura di doversi adattare a contesti diversi poiché di traduce in un controllo su tutto, sintomo di una profonda insicurezza esistenziale è sinonimo sìdi ansia. Concludendo le persone emotivamente instabili sono cicliche, cioè spesso affrontano fasi periodiche, dei cicli intervallati di gioia e tristezza. L’aiuto di un professionista  può aiutare a fare chiarezza e dare una giusta dimensione alle emozioni.

DiGennaro Pirillo

PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA

Covid e Bambini: “  istruzioni per l’uso”

 I Bambini hanno capacità di prendere tutto come un gioco e di avere plasticità mentale, questo è fondamentale per il cambiamento e l’adattamento. Il Sostegno psicologico ai bambini è fondamentale per non lasciare cicatrici. Oggi più che mai, con il ritorno alla socialità i bambini sono in prima linea. L’opinione pubblica sembra essere distratta,  non ha  ben chiaro come il Covid incida, e molto, sull’aspetto emozionale dei bambini.  Non bisogna negare o minimizzare sui loro sentimenti, ma al contrario rassicurarli e spiegare che è normale, c’è chi sta combattendo per sconfiggere il Covid. L’obiettivo di noi tutti, tra le nostre problematiche economiche, di incertezza, è  sopratutto il bisogno di aiutare i bambini a vivere questo momento difficile. Importante, anche se ripetitivo, ai bambini è molto importante rispondere sempre in modo semplice, rassicurante e sincero. Evitare di dire bugie, spiegare cos’è il coronavirus e come si fa a difendersi, così sarà più semplice accettare e rispettare le regole. Spiegargli in modo semplice e rassicurante che l’infezione da Sars-Cov 2 è una nuova malattia ma tanti medici e infermieri stanno facendo di tutto per curare ogni ammalato e gli scienziati stanno studiando per trovare la cura giusta per sconfiggere il virus. Spesso i bambini sono spaventati, sentono tanti discorsi e hanno dei momenti di paura rapportandosi al covid. Lo stesso fatto di doverli isolare, assieme ad un adulto crea ansia, preoccupazione, gli si chiude un mondo e si apre una finestra di un percorso fatto di incertezze in cui il tampone è sicuramente qualcosa di più invasivo rispetto a quanto accade per i più grandi. Raccontiamo ai bambini più piccoli il Covid come una favola, dove l’eroe sconfiggerà il “cattivo” usando comportamenti che vanno dall’uso della mascherina, al lavaggio delle mani ( non quello veloce) e a tutti quegli accorgimenti che sappiamo devono essere messi in atto.

E’ fondamentale ricordarsi che nei momenti di timore i bambini hanno bisogno di ricorrere alle figure di riferimento, che sono i genitori, gli adulti.  Dare loro sicurezza è importante per rassicurarli e non farli sentire disorientati. I bambini, a differenza degli adulti “soffrono un po’ alla volta”, cioè mostrano un’alternanza di reazioni sia emotive che comportamentali. Ad esempio, possono avere forti crisi di pianto o rabbia e, un attimo dopo, sembrare distaccati o indifferenti. Possono entrare pienamente nel gioco per poi avere momenti di sofferenza, come paure improvvise o incubi notturni. Le reazioni più comuni sono tristezza, colpa, rabbia, paura, confusione e ansia soprattutto se vivono in condizione di isolamento, che porta allo sconvolgimento dei ritmi ordinari. Tutto questo lo abbiamo vissuto durante il lockdown della prima fase. Per prima cosa, è opportuno che anche gli adulti di riferimento prendano atto della propria paura. E’ importante inoltre che i bambini possono continuare a fare le cose “da bambini” come giocare, parlare di cose divertenti oppure fare i compiti e imparare cose nuove. A tutti il bisogno essenziale di socializzazione, forse,  ci ha portati ad abbassare un po’ la guardia, pensando, erroneamente che ormai il peggio fosse passato. Forse anche questo è un modo per demonizzare le paure le incertezze che ci portiamo dentro. Negare la nostra vulnerabilità ci porta ad un illusione che presto diventa delusione, con tutti i comportamenti ed emozioni del caso, tra cui la rabbia

DiGennaro Pirillo

Isolamento sociale da Covid 19

Conseguenze dell’isolamento 

Se ne parla tanto, sui social, articoli sui giornali, discussioni tra opinionisti, dichiarazioni e commenti fatti da tutti. Insomma, ognuno, a titolo o non, ha detto la sua. Alcune dichiarazioni sono state catastrofiche, alcune troppo semplicistiche, alcune ovvie e banali. 

Siamo sinceri, questa è una situazione poco conosciuta perché gli effetti psicologici dell’isolamento sociale ancora non sono noti perfettamente. Sono iniziati diversi studi in diversi paesi nel mondo e ovviamente sono ancora in atto. Quindi tutto quello che troverete scritto in giro sono solo teorie, supposizioni, molto plausibili, deduzioni, ma nessuna certezza. Conosciamo qualcosa di simile, ma molto limitato, durante la SARS in Cina e Canada, e durante l’ Ebola in alcuni stati africani. Ci sono studi sull’isolamento degli astronauti, privazione sensoriale di persone che hanno vissuto in un lungo periodo in grotte, eremiti lontani da qualsiasi contatto umano, monaci buddisti in prolungato ritiro spirituale e in uno stato di profonda meditazione. La cosa che differenzia tutto ciò, del momento che viviamo, è che nei casi appena elencati c’era la loro volontà, la loro consapevolezza, la loro motivazione per un fine, uno scopo. Inoltre, in genere, alle loro spalle c’era una lunga preparazione fisica e psichica per affrontare quella situazione. Soffermiamoci brevemente su alcuni aspetti dell’isolamento che viviamo e facciamo alcune riflessioni.

Solitudine, forse è l’aspetto più evidente, uno degli aspetti che colpisce di più, forse perché noi come specie, in questa era particolare, ci alimentiamo di contatti sociali, di relazioni. Siamo abituati ad abbracciarci, stringere la mano, baciarci. La privazione di tutto ciò ha ripercussioni ora e l’avrà anche dopo, sia sulla psiche che sia sul corpo, anche perché mente e corpo sono spesso due faccie della stessa medaglia. Gli studi fatti sulla solitudine, che ha sempre afflitto, in condizioni normali, una fetta della popolazione, hanno riscontrato un aumento dell’irritabilità , un aumento del rischio di ansia cronica e di depressione, inoltre un aumento di malanni sul versante fisico. La solitudine porta maggiore stress, molto probabilmente perché siamo soli ad affrontare qualsiasi problema, siamo più vulnerabili. Lo stress protratto, inoltre, porta ad una deficienza immunitaria, disturbi del sonno oltre che danni cardiovascolari. In questo periodo la solitudine è più focalizzata, siamo più attenti al nostro stato, ai segnali di esclusione sociale, ai like non raggiunti sui social, ai commenti e alle condivisioni, alla frequenza di quando siamo ricercati. Nelle persone che hanno un alta percezione di solitudine spesso confermano il loro stato di solitudine sociale.

Convivenza forzata, in questo periodo siamo isolati da tutto il mondo, da tutti ma spesso incastrati in convivenze forzate con persone con cui condividiamo la nostra casa, in molti casi sono solo pochi metri quadrati. La convivenza forzata, in molti casi senza uscire quasi mai, anche con i propri figli e partner, può essere abbastanza pesante. Il paradosso, non si riesce ad essere da soli! La quotidianità di diverse persone è stravolta e la convivenza con i problemi di ognuno, non è sempre facile da condividere. 

Ansia, ovviamente è la situazione più riscontrata, ognuno in questo periodo l’ha vissuta o ancora adesso la vive. Definiamo, però, meglio questo aspetto senza pretendere di essere esaustivi. L’ansia può insorgere, come in questi casi, da una forte preoccupazione. Possiamo elencare ad esempio la paura del contagio per sé e per i propri cari, in modo particolare se questi sono anziani o persone vulnerabili. Possiamo aggiungere la preoccupazione per la propria condizione economica, magari scaturita dal blocco della propria attività lavorativa. L’ansia potrebbe  insorgere anche dal pensiero di uscire, probabilmente pensando che gli altri possano essere una potenziale minaccia, avere il controllo della distanza, avere l’incertezza di quando indossare la mascherina, la confusione se si è in regola, con i casi elencati nell’autocertificazione, ad uscire. Tutte questo può produrre un’ansia cronica, perché è stimolata da una situazione prolungata a bassa intensità,  diversa dall’ansia funzionale scaturita da un evento forte ma di durata limitata.  A tutto questo si aggiunge il maggior controllo che ognuno inizia ad avere del proprio corpo, viene monitorato ogni variazione termica, uno starnuto,  un colpo di tosse, ecc. Per le persone già precedentemente  predisposte possiamo giungere anche ad attacchi di panico. Si può ipotizzare, in una fetta della popolazione, anche un disturbo post-traumatico da stress, quando, finita completamente l’emergenza, si vivrà lo stato di allerta di questo periodo, si rivivrà tutto questo, fino ad evitare quelle situazioni che danno la percezione del momento traumatico  vissuto attualmente.

Sopravvivenza, cosa si può fare? Possiamo iniziare dalle misure ovvie come trovare il giusto rapporto tra tempo libero e lavoro, per chi lavora a casa, cercando il più possibile di separare nettamente le due cose per non essere travolto e sentirsi in ogni momento al lavoro con il computer trasportato da una parte all’altra della casa. Questo ed altro ci serve per aver un minimo controllo. Se non possiamo controllare quello che ci succede in questo periodo, possiamo controllare il modo in cui viverlo, apprezzando i lati positivi, il tempo da dedicare alla famiglia, agli hobby, a tutto ciò che abbiamo sempre rimandato. Apprezzando di aver abbandonato per un po’ le ore di fila, il traffico, le corse sfrenate, i ritardi dei treni, la metro affollata, ecc. Approfittiamo di tutto questo per rigenerarci dallo stress provocato dalla sveglia all’alba fino al traffico per ritornare a casa. Sopravvivere è anche ricreare quella routine che avevamo perso. Per ridurre ansia e spaesamento bisogna crearsi nuove abitudini, nuovi punti di riferimento della nostra quotidianità, creare una nuova normalità al posto di quella che avevamo.  Probabilmente la prossima normalità sarà un mix della precedente e di quella attuale. La nostra mente, in questo modo, non si perde nella continua ricerca di notizie, in pensieri incerti sul futuro, nelle cose che non si possono più fare o altri pensieri, spesso  irrazionali. 

Coltiviamo l’altruismo, ciò aiuta anche la nostra sopravvivenza. Preoccuparsi di chi è in casa da solo, partendo dai nostri parenti, amici e conoscenti. La consapevolezza di fare qualcosa per la comunità, in modo particolare per le persone più fragili, vulnerabili, ci rinforza e ci unisce agli altri. La condivisione, l’appartenenza allo stesso gruppo di ” isolati sociali “, riproduce e sostituisce in qualche modo ciò che abbiamo fatto sempre nella nostra normalità, partecipare ai “grandi eventi”. Nella precedente normalità erano i concerti, le manifestazioni, feste pubbliche o altro a procurarci una sorta di eccitazione condivisa. Vivere insieme le stesse emozioni è qualcosa che ci ha sempre distinto come specie, prima, adesso e quasi sicuramente anche dopo. Lo abbiamo notato all’inizio con le canzoni ai balconi, ognuno in qualche modo ha provato una sua emozione, sapere che allo stesso orario altri provano emozioni molto simili riproduce una nuova emozione, quella di appartenenza collettiva. 

Notizie, la stessa OMS raccomanda di sottrarsi dall’infodemia. Il continuo ascoltare, leggere informazioni sulla pandemia aumenta la nostra agitazione, la nostra ansia. Cosa possiamo fare di fronte a questa esigenza che spesso non riusciamo a controllare? Con il nostro controllo! Dedichiamo solo alcuni momenti prestabiliti, un orario ad esempio, per informarci ed essere aggiornati sulla situazione. Decidiamo cosa fare, sugli aspetti pratici per fronteggiare i vari problemi che si presentano. Colleghiamoci ai siti governativi per non incorrere in Fake news, opinionisti senza una formazione scientifica, sociale o psicologica. Ognuno di noi si sarà imbattuto in catastrofisti, complottisti o coloro che sminuiscono ogni cosa, ciò può alimentare uno stato di confusione e la mancanza di definizione del proprio futuro. Caratteristiche queste che alimentano in alcuni soggetti  forti stati depressivi.

Iperconnessione, la tecnologia in questo periodo ci ha aiutato molto, l’abbiamo apprezzata e sviluppata perché ci ha permesso di mantenere una certa parvenza di normalità nella nostra vita quotidiana. Grazie ad essa la scuola ha continuato in qualche modo il suo percorso, il lavoro, per tanti, si è ridefinito in Smart working,  abbiamo continuato le conferenze, convegni o solo incontri tra amici. La nostra informazione, la formazione passa attraverso i nostri dispositivi con la comodità di essere a casa, in qualsiasi posto, dal divano al letto. Ora senza nessun dubbio ci salva, abbiamo addirittura temuto nei primi giorni un crollo delle connessioni. Ma la prospettiva futura, quale sarà? Il tempo trascorso sui social media è più che raddoppiato in tutte le fasce di età comprese gli ultrasettantenni. Tutto questo è sempre stato criticato da tutti noi, sociologi e psicologici compresi. Molto probabilmente, però, si avrà, nel prossimo futuro, una sorta di validazione di questo comportamento. Gli anziani hanno avuto un’occasione per acquisire capacità digitali che potranno essere utili nella società del prossimo futuro ma una grandissima fetta di giovani potrà preferire questo tipo di comunicazione virtuale a quella reale. La prima più sicura e comoda, la seconda ha bisogno di più risorse, più dinamiche ed un coinvolgimento emotivo maggiore. 

Conclusioni, in realtà non ci sono, ma solo riflessioni che ognuno può e deve fare. Ognuno deve essere proteso verso i cambiamenti che sono crescita. Il cambiamento avviene senza rigidità, senza schemi predefiniti, avviene accettando un buon grado di incertezza, avviene mettendosi in gioco anche con le nostre paure ed ansie. Il cambiamento è novità, cerchiamo di sfruttare tutto questo per avere maggior grinta nei nostri sogni, in ciò che abbiamo sempre desiderato.  Abbiamo scoperto che il tempo per fare le cose si può interrompere in qualsiasi momento e non tutto sarà sempre come prima. Ognuno si consideri sopravvissuto, con la facoltà di aver avuto una nuova possibilità, da non sprecare.

Dott. Gennaro Pirillo

DiGennaro Pirillo

Stress da Covid 19

 

Il Coronavirus, diciamocelo chiaramente, ha cambiato le nostre vite, ora e molto probabilmente nel prossimo futuro. Vediamo, per ciò che ci riguarda, quali sono i primi aspetti che possiamo evidenziare. 

Quanto segue è una riflessione nata  dal piccolo sondaggio che abbiamo fatto in merito alle richieste telefoniche ricevute, ma  non solo  su quelle.

Tra i primi effetti conclamati c’è, ovviamente, un grosso aumento di ansia, alcune forme di shopping compulsivo al supermercato, un agito questo nato in genere dalla stessa ansia.

Altri aspetti possono essere più duraturi sulla psicologia di una popolazione. Ad esempio la perdita del lavoro e ovviamente le difficoltà finanziarie che ne derivano. Una grande fetta di popolazione, inoltre, sta subendo la morte dei propri cari, una perdita più dolorosa per l’assenza della vicinanza nell’accompagnamento, nel conforto e in ultimo, spesso, per l’assenza di quei riti culturali e religiosi che fungono da mediatori nell’elaborazione del lutto.

Altro aspetto che abbiamo notato, la dura prova a cui, molti matrimoni e relazioni, vengono messi da questo blocco prolungato.

Inoltre la quarantena è pericolosa per chi soffre di disturbi mentali o malattie croniche, senza dimenticare che può avere effetti psicologici anche su  chi si considera emotivamente stabile.

Torniamo al titolo di questo articolo, “lo stress da Covid 19”, non è ovviamente una nuova patologia ma descrive la situazione che si vive.

Paura di essere infettati, preoccupazioni delle conseguenze economiche, e diversi incubi riferiti alla contaminazione. Questo ed altro possono portare gravi problemi psicologici come disturbi dell’umore, ansia o stress post traumatico, specialmente nelle professioni quali medici ed infermieri. Questi professionisti hanno visto i loro colleghi morire per Coronavirus, tornano a casa ed evitano di abbracciare coniugi e figli per pericolo di contagio, tutto questo crea uno stato di tensione permanente.

Tanti disturbi si possono manifestare durante o dopo questo periodo di quarantena.

Dai più gravi in cui abbiamo rischio suicidio, ma anche attacchi di panico, abuso di farmaci, anoressia, ossessioni, tossicodipendenza, violenza domestica, ecc. A tutto questo va aggiunto il cambiamento che la pandemia potrà procurare nella nostra società, dalla scuola al modo in cui faremo la spesa, da come ci comporteremo negli spazi pubblici. Tutto ciò in molte persone potrà sfociare in una propria ansia da contatto, fobia sociale, in alcuni potrà trasformarsi in una vera e propria germofobia. Le strategie, comunque, per adattarsi e superare questa situazione sono molte. Dalle attività creative che hanno la funzione di allontanare i pensieri negativi,  alla pratica meditativa o alla  mindfulness, dal sostegno psicologico fino alle terapie, quella cognitivo in modo particolare forse  è la più indicata. 

In questi casi straordinari si tende a fare gruppo perché si hanno gli stessi obiettivi e la stessa motivazione, questa sensazione è un fattore molto positivo perché aiuta a non sentirsi soli, isolati. Tutto ciò si manifesta nella solidarietà di cui tutti hanno bisogno in momenti straordinariamente critici come questo. 

La nostra associazione offre il proprio contributo attraverso i suoi professionisti psicologi, prestando un servizio telefonico gratuito per un primo contatto di sostegno psicologico. Ai numeri 346.2890133 -328.6065324 dal lunedì al venerdì , nella fascia oraria 10-12  e 16-18.

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